IL VIAGGIO VERSO SANTIAGO: UN CAMMINO PIENO DI VITA
Diverse sono le ragioni che spingono i pellegrini a mettersi in cammino, c’è chi lo fa per motivi religiosi, chi vuole mettersi alla prova o anche chi ha bisogno di tempo per stare con sé stesso. La ragione che però ha mosso il nostro ambassador Diego Bedeschi è un’altra. Diego, che ha già percorso in passato il Cammino di Santiago, ha deciso di mettersi in gioco un’altra volta con l’obiettivo di sensibilizzare le persone nella campagna per la lotta alla sclerosi multipla, malattia che gli è stata diagnosticata lo scorso maggio e che inizialmente lo ho messo alla prova non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico (ne abbiamo parlato in questo articolo).
Diego ha condiviso con noi la sua esperienza lungo gli 800km che portano da Saint-Jean-Pied-de-Port alla Cattedrale di Santiago de Compostela, in questo articolo lasciamo che sia lui a raccontarci il suo viaggio.
La prima parte: un nuovo inizio
Comincio il mio viaggio in Francia, a Saint-Jean-Pied-de-Port, dove il Cammino si presenta in grande stile, con il suo volto più duro. Ho già percorso questi sentieri, i primi chilometri sono i più difficili, ti mettono subito alla prova, ma è giusto così: bisogna muovere un passo alla volta, vivere il momento e superare le difficoltà. La fatica è parte del gioco, dobbiamo solo accettarlo e camminare con lei.
La prima tappa è la più dura e ti fa capire che devi soffrire fin dall’inizio, per arrivare a Roncesvalles si devono percorrere 29km salendo 1450m di dislivello. Nonostante la fatica trovo che questa sia anche una delle tappe più belle perché ti immerge nel meraviglioso paesaggio dei Pirenei. Il caldo e la mancanza d’acqua mi hanno messo alla prova, devo ammetterlo, ma sapevo di potercela fare e ho continuato a camminare.
La seconda tappa è sicuramente meno impegnativa e termina a Zubiri, dove consiglio di vedere il Ponte della Rabbia e di fare un bagno nel fiume. La terza tappa invece termina a Pamplona, dove è d’obbligo visitare il Ponte della Magdalena e la cattedrale.
La quarta tappa, che collega Pamplona a Puente della Reina, è una delle tappe più belle di questa prima parte di Cammino. I sentieri attraversano distese di campi coltivati e se si sceglie il momento giusto è possibile ammirare la fioritura delle colture di girasoli e di colza. In questa tappa si raggiunge anche l’Alto del Perdon, un luogo simbolico dove è collocato il Monumento al Pellegrino.
Il mio viaggio ha poi incontrato un imprevisto per cui non ho potuto affrontare la quinta tappa. Subito dopo Puente della Reina, infatti, le autorità ci hanno segnalato la presenza di un incendio che ha reso del tutto impraticabile il sentiero. Per questo io ed altri pellegrini siamo stati costretti a prendere un autobus fino a Estella, il punto di partenza della tappa numero sei. La sesta e la settima tappa sono relativamente brevi e segnano la fine della regione di Navarra. Poco dopo Estella consiglio di visitare l’azienda vinicola Bodegas Irache e vedere la Fuente del Vino, una doppia fontana da cui scorrono sia acqua che vino.
I primi chilometri nella regione di Rioja non sono particolarmente impegnativi, ad esclusione della decima tappa che da Najera porta a Granon. Questa tappa di 28km si sviluppa tra enormi distese di campi coltivati e non offre molti posti ombreggiati o punti di ristoro. Fortunatamente alla mattina mi sono messo in cammino sempre alle 4:30, in questo modo riuscivo ad arrivare a destinazione per la tarda mattinata ed evitavo di camminare nelle ore più calde.
La prima parte del mio Cammino si conclude proprio a Granon, dove ho vissuto uno dei momenti più significativi di questo viaggio, ovvero la cena comunitaria all’albergue parrocchiale. Durante la cena si respirava un’atmosfera di armonia e pace e dopo il pasto c’è stato un momento di condivisione in cui tutti i pellegrini hanno raccontato a cuore aperto la loro storia e la loro esperienza di vita. L’albergue parrocchiale di Granon è un posto speciale, qui non imprimono il timbro del Cammino sul Passaporto del Pellegrino, il vero sigillo, mi dicono, lo imprimono nel cuore.
La seconda parte: il punto di svolta
Dopo i primi 200km il Cammino si fa interiore. Entro nella Meseta, un altopiano infinito, soleggiato e coltivato a grano e mais. Da questo punto il paesaggio diventa ripetitivo, con distese immense di cereali, sempre uguali, senza soluzione di continuità. Qui il cammino ti mette alla prova psicologicamente e richiede tanta forza interiore, soprattutto se cammini da solo. Molte persone qui stanno male, alcuni rimangono senza acqua, ho visto qualcuno addirittura preso dal panico per la paura di non farcela.
Le tappe di questa seconda parte, dalla 11 che parte da Granon fino alla 20 che arriva a Leon, sono pressoché pianeggianti ma sono molto lunghe e per niente facili. Il caldo ti sfianca e la fatica pesa su ogni passo ma è proprio grazie a questo sforzo, davanti a distese di nulla, che ti si riaccende la mente e inizia a pensare a te stesso, a riflettere, a scavare dentro. Questa parte del Cammino ti porta a un momento di vero raccoglimento, in cui puoi guardarti dentro con sincerità e senza distrazioni. Nelle Meseta c’è chi piange per la felicità e chi per la fatica. Io ho pianto per la felicità.
Le tappe della Meseta non attraversano molti centri abitati ma si sviluppano principalmente tra i campi. È quasi difficile ricordarsi dove si era il giorno precedente. Uno dei momenti che mi sono rimasti impressi in testa è la cena comunitaria all’albergue parrocchiale di Tosantos, dove mi hanno insegnato la Canzone del Pellegrino.
La tappa più bella di questa seconda parte di Cammino per me è la quindicesima, che da Hontanas porta a Boadilla del Camino. Qui si passa per Castrojeriz dove è possibile visitare il Monastero di San Anton, una chiesa sconsacrata ormai in rovina ma in cui è possibile pernottare con donativo. Pochi chilometri più avanti, inoltre, esiste un’altra chiesa sconsacrata: l’eremo di San Nicolas. Anche qui è possibile pernottare con donativo e mi ha colpito il cartello esposto dai gestori di questo albergue che recita “qui non esiste il wi-fi, esistono solo gli abbracci”.
I 100km divisi in 4 tappe che da Boadilla del Camino portano a Mansilla de las Mulas sono stati interminabili. Partire ogni mattina alle 4:30 mi ha salvato perché le temperature diventavano via via più soffocanti all’avvicinarsi del pomeriggio. Se avete intenzione di intraprendere il Cammino ricordate di portare sempre molta acqua perché può capitare di non trovare fonti d’acqua per molti chilometri.
L’ultima tappa di questa seconda parte è la numero 20, che arriva a Leon, una città che ho trovato bellissima e in cui consiglio di visitare la cattedrale.
La terza parte: sento il dolore della gente
La terza parte, 5 tappe da Leon a Villafranca del Bierzo, mostra il volto più emozionale e spirituale del Cammino. Ad Astorga incontro David, un ragazzo che 13 anni fa ha mollato tutto per dedicare la sua vita ad aiutare i pellegrini. Parlando con lui e percependo la dedizione che mette in quello che fa, si riesce a capire il vero senso del Cammino. David mi ha insegnato che il Cammino è semplicemente un cammino, ma se vuoi trovare quello che stai cercando non hai bisogno di arrivare a Santiago, è solo un punto, puoi trovarlo anche 100km prima. Sempre ad Astorga è possibile visitare il palazzo di Gaudì e la meravigliosa Cattedrale di Santa Maria.
Nella tappa 23 si comincia a salire passando per campagne verdi e piccoli paesini fino ad arrivare a Forcebadon, da dove parte la ventiquattresima tappa. Questa tappa, che termina a Ponferrada, è anche una delle più simboliche di tutto il pellegrinaggio perché passa per la Cruz de Hierro, il punto più alto di questa variante del Cammino (1504m).
Non tutti lo sanno ma una tradizione vuole che quando si parte per il Cammino di Santiago si deve prendere una pietra proporzionata ai propri peccati e la si deve trasportare dall’inizio del pellegrinaggio fino ai piedi della Cruz de Hierro (Croce di Ferro). Questo gesto simboleggia la liberazione dai peccati, o da un peso, attraverso il sacrificio. L’accumulo delle pietre nel corso degli anni ha portato alla formazione di una vera e propria collinetta ai piedi della croce e ha contribuito a dare un’aura mistica al luogo. La sensazione che si percepisce mentre si arriva alla Cruz de Hierro è indescrivibile, è come se si riuscissero a sentire tutto il dolore e le sofferenze delle persone che hanno deposto la propria pietra. Quando ho deposto la mia mi sono sentito più leggero, mi sono sentito meglio e sono scoppiato in un pianto liberatorio.
Dopo la croce bisogna essere preparati a 20km di discesa molto impegnativi e a seguire si può percorrere la venticinquesima tappa fino ad arrivare a Villafranca del Bierzo.
La quarta parte: "Se Cammini...Vivi"
L’ultima parte del cammino si apre con una delle mie tappe preferite, quella che da Villafranca del Bierzo porta a O Cebreiro. Questa tappa può essere percorsa in due varianti ed io ho scelto la più difficile, che parte con 600 metri di dislivello positivo, prosegue con altri 600 in discesa e infine si conclude con 1100 metri in salita. Questa è una delle tappe più dure ma ti ripaga con la bellezza dello splendido paesino di O Cebreiro, situato sulla cima alla montagna “Alto do Cebreiro”.
Un’altra tappa che ho apprezzato molto è la 28, che va da Samos a Ferreiros e si sviluppa in un piacevole saliscendi attraverso un paesaggio di montagna ricco di ponti e fiumi. In questa tappa passo per Sarria, che segna gli ultimi 100km del Cammino di Santiago ed è il punto da cui molti pellegrini partono perché rappresenta la distanza minima da fare per ottenere la Compostela.
Gli ultimi 100km sono drasticamente diversi rispetto ai precedenti. Il Cammino si fa più affollato, prima camminavo da solo e incontravo qualche pellegrino negli albergue mentre ora mi ritrovo a camminare tra decine di persone che decidono di percorrere solo una piccola parte del pellegrinaggio. Tutta questa gente fa un po’ venir meno lo spirito del pellegrinaggio ma ormai nella mia testa il pensiero è solo uno: non vedo l’ora di arrivare a Santiago.
Dopo Ferreiros percorro altre due tappe convivendo con i tanti pellegrini che hanno deciso di cominciare il loro Cammino da Portomarin e arrivo a Ribadiso, dove alloggio in un bellissimo albergue municipale situato vicino al fiume. La penultima tappa, da Ribadiso a O Pedrouzo, è molto bella e passa per un bosco quasi incantato in cui sembra di essere in un altro mondo. Più passa il tempo e più l’emozione cresce finché alla sera mi ritrovo in un albergue appena ristrutturato di O Pedrouzo a parlare esclusivamente del giorno seguente e di come sarà arrivare a Santiago.
Il giorno seguente arriva ed è uno dei giorni più belli della mia vita, così come per tutti gli altri pellegrini. L’ultima tappa si sviluppa per 19km, 19km di adrenalina pura in cui non si sentono dolore o stanchezza. Se come me hai conosciuto altre persone durante il Cammino percorri l’ultima tappa con loro, ricordando gli 800km precedenti, tra gioia, risate e divertimento.
Quando ho raggiunto Santiago mi sono ricordato una cosa che qualcuno mi ha insegnato tempo fa: quando arrivi a Santiago non devi guardare la basilica, devi raggiungere a testa bassa il centro della piazza e solo a quel punto puoi alzare lo sguardo. Seguo il suggerimento come fosse un comandamento, sono al centro di fronte alla cattedrale, alzo gli occhi: ce l’ho fatta. Un mix di emozioni mi attraversano, la gioia immensa per essere arrivato dopo tanta fatica e una leggera malinconia perché l’avventura è appena finita. Nella mia testa una sola frase: “Se Cammini… Vivi”.
AI PIEDI DI DIEGO
Diego ha percorso l’intero Cammino con le Garmont 9.81 BOLT, pensate per offrire comfort durante la camminata e ideali sia per lunghi itinerari che per attività a ritmo sostenuto. Diego ha apprezzato in modo particolare l’ammortizzazione e la traspirazione di queste scarpe, due aspetti fondamentali da tenere in considerazione quando si parla di cammini. Nonostante gli 800km percorsi anche la suola Michelin® Free Cross si è dimostrata all’altezza garantendo resistenza e flessibilità.
La 9.81 BOLT è ora disponibile anche nella versione 2.0 con tomaia realizzata con filato di nylon rigenerato certificato Econyl®.