Isola di shikoku: Il cammino degli 88 templi

Nel sud del Giappone si trova l’isola di Shikoku dove poter intraprendere il cammino più noto della religiosità buddista. 

 

The landscape of the Faroe Islands in Nova Lectio's documentary in partnership with Garmont

 

Dove si trova Shikoku?

Shikoku è una delle grandi isole nel sud del Giappone, connessa alle altre attraverso avveniristici ponti spettacolari. È una grande area rurale estesa quanto la Sardegna con ampie zone boscose che la rendono una delle aree meno antropizzate dell’intera nazione. La sua notorietà più particolare e arcaica è dovuta al Cammino degli 88 Templi, uniti da un pellegrinaggio circolare di 1.200 chilometri, principalmente non lontano dalla costa, con alcuni tratti che si inerpicano nell’interno e perfino in montagna. 

 

Il pellegrinaggio di Shikoku: Storia e tradizione

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È certamente il pellegrinaggio giapponese più noto e frequentato del paese, ma anche di tutto il continente asiatico che connette antichi luoghi di culto.

Il percorso è strettamente legato alla storia religiosa giapponese e alla divulgazione del buddhismo. Nell’VIII secolo il venerabile maestro Kōbō Daishi, nativo dell’isola, percorse l’itinerario e fondò alcuni dei templi, in alcuni dei quali visse periodicamente da asceta.

Da allora e fino ad oggi il pellegrinaggio è una modalità mistica praticata non solo dai giapponesi, ma anche da buddhisti provenienti da tutto il mondo e da persone alla ricerca di religiosità alternative o esperienze spirituali.

Il pellegrinaggio di Shikoku offrirà la scoperta non meno preziosa del Giappone autentico, lontano dai luoghi del turismo noti, un’area perfetta per il trekking in Giappone, ancora non profanata dagli schemi turistici dove anche l’uso della lingua inglese non è comune.

Questo aspetto è abbondantemente bilanciato dalla benevolenza dei locali, da sempre molto accoglienti, soprattutto verso i pellegrini che cercano di aiutare in ogni maniera, compreso donare cibo o addirittura denaro perché la leggenda racconta che fra essi può ancora esserci il venerabile maestro.

Queste condizioni fanno parte della tradizione legata al pellegrinaggio che è affrontato non in maniera strettamente codificata, ma con tanta tolleranza e conseguente elasticità. Specularmente tutte le regole del vivere comune (scritte e consuetudini) sono strettamente osservate, col risultato che ogni attività quotidiana ha gradi di efficienza altissimi.

 

Cammino degli 88 templi: Un percorso spirituale

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Il pellegrinaggio dell’Isola di Shikoku è considerato un’esperienza interiore molto personale che ognuno può interpretare a proprio modo; perciò, non è necessario percorrerlo come all’origine, camminando o cavalcando animali da soma, ma si può affrontare anche in auto e con ogni altro mezzo, compresi i trasporti pubblici.  

Non c’è una regola che impone di raggiungere un numero minimo di templi o di percorrerlo in un’unica soluzione; ci si può tornare varie volte e riprendere il percorso con lo stesso libro delle credenziali, dove ogni pagina accoglie elaborati ideogrammi dipinti con maestria artistica attraverso uno speciale pennello a china nei chiostri dedicati. Per entrare nello spirito del pellegrinaggio molti partecipanti scelgono una sorta di divisa che consiste nell’indossare una leggera e corta tunica rigorosamente bianca, il colore del lutto nella simbologia buddista.

Il cammino degli 88 templi deve aiutare alla meditazione e a trovare il giusto senso della vita, soprattutto quando si pensa alla morte e alla sua metabolizzazione spirituale. Si indossa sopra altri indumenti a seconda della stagione, con i mesi più caldi (luglio, agosto) e più freddi (gennaio, febbraio) i meno consigliati, ma comunque possibili perché i templi non chiudono mai. Il cappello è ancora più caratteristico: il tronco di cono fatto con sottili strisce di bambù e indossato da secoli dalle popolazioni dell’Estremo Oriente è l’oggetto più vistoso: serve per ripararsi dal sole, ma anche dalla pioggia.    

Il lungo bastone di legno è un elemento importante perché, oltre al naturale sostegno per il quale fu adottato secoli fa, assolve modalità quasi religiose che i più rigorosi seguiranno nello stile del maestro Kōbō Daishi. Altri accessori, compresi gli incensi, i foglietti personali e il libro delle credenziali, alcuni quasi preziosi per la copertina in materiali ricercati e la carta di riso delle pagine, si possono acquistare anche durante la visita ai templi.     

Appena prima dell’entrata al tempio 1, in prossimità della città di Takushima, c’è un grande negozio espressamente dedicato a questi accessori per l’ o-henro-san (l’onorevole pellegrino). Oltre a trovare tutto si inizia ad entrare nella mentalità del pellegrino e immergersi in un’aura mistica. Con questi accessori il pellegrino diventa facilmente riconoscibile e attira su di sé la benevolenza di tutti, soprattutto quando si è in difficoltà e un aiuto esterno diventa gradito.    

 

I templi giapponesi del cammino

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Ogni tempio ha un nome, non facile da memorizzare per chi non ha familiarità con la lingua giapponese, ma sono anche numerati progressivamente per praticità; si può iniziare da dove si preferisce, così pure il senso di marcia, anche se la consuetudine è affrontarlo in senso orario. 

Se non si è buddisti o particolarmente inclini alla religiosità, l’esperienza è coinvolgente e viene naturale ripetere ad ogni tempio i gesti codificati e cerimoniosi, insieme agli altri pellegrini: all’entrata con la purificazione delle mani e delle labbra alla fonte, l’accensione dei bastoncini di incenso, l’introduzione del proprio foglietto nell’apposita urna, una piccola offerta facoltativa e una meditazione a propria misura.

Quasi tutti i templi buddisti sono immersi nella natura, contornati da costruzioni arcaiche perfettamente conservate, statue, aiuole curatissime e tanti alberi dove si apprezza il silenzio. Nonostante ciò, non si sente il peso di alcuna costrizione, ma liberi di fruire a proprio piacimento il luogo capace di suscitare emozioni.  

Ogni tempio è molto diverso e anche l’aspetto estetico invoglia a visitare i successivi per farsi meravigliare da qualche originalità che ciascuno offre.

Non meno affascinanti sono i tratti che congiungono i templi dove ci si compiace del camminare, non solo per i paesaggi, ma per la favorevole possibilità di osservare la vita quotidiana dei locali. Si attraversano piccoli paesi, camminando fra tante villette, in maggioranza con architettura orientale, adornate da alberi ben curati e fiori a profusione, una bellissima mania che accompagna il viaggiatore mentre percorre le strade che slalomeggiano fra grandi orti e tempietti votivi. Le persone salutano sorridenti e anche le auto offrono il massimo rispetto per i pedoni.

 

L’ospitalità dei templi giapponesi: Dove mangiare e dove dormire

Alcuni dei templi giapponesi offrono un vero servizio di ospitalità per la notte, nonché il cibo (cena e prima colazione). È una esperienza imperdibile per molti motivi. Il servizio alberghiero è impeccabile, pur senza alcun lusso.

La camera è come nei ryokan, gli antichi alberghi tradizionali che ancora oggi sono orgogliosamente mantenuti in tutto il paese. L’entrata nella stanza completamente spoglia sbalordisce: sul classico tatami come pavimento c’è solo un basso tavolino; il letto, cioè uno spesso materasso, si estrae dall’armadio quasi mimetizzato grazie alle porte scorrevoli, caratteristiche della architettura tradizionale. Ci sono i lenzuoli, il piumino e il pigiama. Con esso si accede all’onsen o al sento, a seconda della tipologia dell’acqua che può essere di origine termale o normale.

Negli antichi alberghi le camere non avevano bagni privati e la maniacale pulizia del corpo, rito quotidiano e immancabile, si svolgeva in una sorta di spa, alimentata da acqua riscaldata proveniente dal sottosuolo. Ogni tipo di indumento va lasciato nello spogliatoio per accedere alla zona delle docce che in Giappone tutti fanno seduti su un basso sgabello, attingendo bagno schiuma e shampoo dagli immancabili dispenser sempre pieni. Dopo l’accurato lavaggio si accede rigorosamente senza alcun indumento alla grande vasca con acqua caldissima dove il piacere del relax assume toni mai provati. 

Donne e uomini hanno onsen separati. Molti di essi, ma non tutti, vietano l’entrata a chi è tatuato come azione di rifiuto alla Yakuza, la mafia giapponese, anche se i tatuaggi non sono troppo vistosi. I templi con alloggio, non più di una decina sul percorso, offrono a chi soggiorna un’esperienza unica di approfondimento della cultura mistica, attraverso la guida di un monaco che approfondisce e decodifica tanti aspetti che inevitabilmente sfuggono ai profani. Si prova a usare il pennello a china, lo stesso col quale si ottengono i bellissimi ideogrammi sul libro delle credenziali. E anche una meditazione all’interno del coreografico tempio diventa naturale e piacevole per iniziare la giornata successiva.  

 

Quanto dura il cammino degli 88 templi?

Se si intende camminare l’intero percorso di 1200 chilometri è necessario oltre un mese di tempo, ma calcolare almeno 45/50 giorni sarebbe più verosimile per potersi godere l’esperienza in tutte le sue sfaccettature.

 

Quanto costa fare il cammino degli 88 templi?

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I costi proibitivi del Giappone di tanti anni si sono abbassati e paradossalmente sono oggi inferiori a quelli italiani. Una singola di un hotel di media qualità, ma con standard qualitativi piuttosto alti rispetto a quelli italiani, può costare dai 40 ai 70 €. Ulteriormente più bassi gli ostelli che offrono anche camere singole. Un pranzo/cena dai 15 ai 20 €. I mezzi pubblici (bus e treni) sono abbordabili, forse un po’ più alti delle tariffe italiane. 

Il “cancello d’entrata” naturale al Cammino degli 88 Templi è la città di Tokushima, all’estremità est dell’isola, a circa un’ora d’aereo da Tokyo. Nei suoi paraggi ci sono il tempio 1 e l’88, l’ultimo. La città è moderna e offre ogni soluzione di ospitalità. All’ostello PAQhttps://www.hostelpaq.com/si incontrano pellegrini di ritorno e in partenza. Là struttura è fortemente orientata all’ospitalità degli o-henro-san e tanti servizi sono pensati per le loro esigenze, come il deposito di valigie e qualsiasi oggetto pesante da non portare nel cammino. 

La stessa gestione ha appena inaugurato una struttura analoga a Takamatsu (Hostel JAQ). Dalla città sul mare ci si può spostare col traghetto in poco più di un’ora nella minuscola isola di Naoshima, dove numerose installazioni d’arte moderna sono perfettamente armonizzate al territorio. Potrebbe essere una giornata molto rilassante per riposarsi in maniera attiva e staccare in maniera netta dalla routine quotidiana del cammino, magari noleggiando uno scooter o una bici per percorrere i 20/30 chilometri di strade verso le installazioni e le strutture museali. 

 

Le città dell’Isola di Shikoku

Un’altra città interessante per una sosta di un giorno potrebbe essere Matsuyama, all’estremità ovest dell’isola di Shikoku, la città più popolosa con circa un milione di persone. La concentrazione di abitanti non la rende particolarmente attraente ma ha uno dei castelli meglio conservati del Giappone che sorge su una ripida collina. Una visita di due/tre ore è sufficiente per immergersi in una realtà medioevale giapponese. Inoltre la città sorge su un terreno fortemente intriso di acque termali calde che nei secoli hanno creato numerosi onsen.

È famoso l’onsen pubblico frequentato dai disciplinatissimi locali, ma tante strutture private hanno costruito onsen abbinati agli hotel. Sono famosi in tutto il Giappone e qui vengono da tutto il paese per alcuni giorni di relax. Il cammino toccherà dopo poche decine di chilometri la piccola città di Imabari. Un’altra opportunità di turismo attivo potrebbe essere la ciclabile Shimanami Kaido, un percorso di 70 chilometri che si snoda nel mare interno di Seto, attraverso sei grandi isole collegate da mastodontici ponti progettati per accogliere un’ampia ciclabile, a tratti sospesa sul mare. Essa termina nella città di Onomichi, nella provincia di Hiroshima. Alla stazione del treno di Imabari ci sono due grandi noleggi di biciclette divisi dall’ufficio di informazioni turistiche.

Per ritornare in giornata da dove si è partiti si può approfittare di un traghetto veloce che si prende da un piccolo porto sulla quinta isola e che in un’ora riporta alla partenza. L’ufficio del turismo ha tutti gli orari e appena di fronte un altro ostello molto accogliente non farà perdere tempo al pellegrino per la ricerca dell’alloggio. 

 

Viaggiare in Giappone

Una nota fondamentale per chi viaggia in Giappone, insieme alla pulizia, è la puntualità estrema applicata ad ogni servizio che sono resi super efficienti, ma all’opposto fa sentire l’ospite obbligato a restituire tanta precisione. Succede quando nelle strutture alberghiere non internazionali dove si hanno colazione e cena, viene richiesta l’ora del pasto: un minuto prima un vassoio con tutte le portate è posto sul tavolo riservato e dopo pochi minuti di ritardo qualcuno bussa alla porta della camera per avvertire. 

Il cibo meriterebbe un particolare approfondimento. Colpisce la cura estetica con la quale viene composto il vassoio di portata o il grande piatto guarnito con verdure, salsine su piattini disposti con cura geometrica. 

Anche i colori dei cibi sono curati per rendere pure alla vista l’armoniosità del cibo e la sua attrazione cromatica. 

Chi non ha dimestichezza con i bastoncini può chiedere le posate, spesso disponibili, ma non sempre. I suggerimenti per come abbinare le salse o mescolare gli ingredienti sono indispensabili per evitare miscugli improbabili. 

Nei ristoranti sul pellegrinaggio bisogna dimenticare le abitudini e i sapori quotidiani che ognuno ha. La bellezza di questa area offre l’esperienza di sapori e profumi che mai si possono sentire in Europa. Curiosità e apertura mentale saranno ingredienti fondamentali per cogliere ogni aspetto tipico. 

Per chi volesse procedere in totale autonomia non avrà problemi, salvo essere preparato ad usare spesso app di traduzione immediata (Google Translator o simili): in pochi parlano inglese e tanti usano le poche parole che conoscono per mettere a proprio agio l’interlocutore, anche se nessuno dei due capisce. 

Chi invece preferisce andare a colpo sicuro e avere una guida che aiuti anche a mostrare i complicati aspetti della società giapponese, il tour operator locale Kochi Amigo https://kochiamigo.jp/en/, molto esperto nell’approfondimento di tutte le tradizioni dell’isola, gestisce diversi livelli di collaborazione che approfondiscono sia gli aspetti mistico-religioso che quelli sociali. 

 

Come prepararsi al Cammino degli 88 templi

Per prepararsi al viaggio è di grande utilità la lettura del libro sull’esperienza personale di Luigi Gatti che ha descritto con delicatezza e ironia il suo progressivo avvicinamento al pellegrinaggio e alla cultura giapponese con la pubblicazione di “Il Cammino del Giappone, Shikoku e gli 88 templi”, Mursia Editore, una visione con occhi italiani di una società complessa e non facile da interpretare.