CINQUE COSE SENZA LE QUALI NON ANDREI IN SPEDIZIONE

Di Donato Giovannelli, Università Federico II di Napoli.

 

 

Sono uno scienziato che divide il suo tempo tra il muro d'avorio delle aule accademiche e le località remote del nostro pianeta per studiare la vita che si sviluppa in luoghi estremi. Negli ultimi 15 anni facendo questo lavoro, prima come studente e poi come professore, ho guidato diverse spedizioni e ho partecipato a molte altre. Ho visitato l'Artico in pieno inverno, ho guidato e camminato ad alta quota nel deserto di Atacama e sui vulcani andini, e mi sono immerso nelle profondità della dorsale medio oceanica nell'Oceano Pacifico con il sommergibile Alvin, solo per citarne alcune.  

Durante queste esperienze ho imparato un paio di cose sul lavoro sul campo in ambienti estremi. Qualsiasi sia l’ambiente da affrontare, qualunque sia la situazione, ci sono alcuni oggetti su cui faccio sempre affidamento. 

Due persone in spedizione

 

Quella che segue è la mia personale "lista degli oggetti da non dimenticare" per gli esploratori incalliti senza i quali non lascio mai il comfort del mio ambiente accademico:

Un ottimo paio di stivali leggeri ma robusti

Ovunque sia la vostra missione, qualunque sia il vostro obiettivo, non andrete lontano se non potete camminare con sicurezza. Nel mio lavoro siamo spesso esposti a terreni insidiosi, che si tratti di un rovente campo geotermico pieno di acque acide bollenti, di una ripida salita sui fianchi di un cratere vulcanico fatto di lava affilata come un rasoio, o di un campo invernale di neve e ghiaccio con temperature prossime ai -40 °C. Qualunque sia la situazione, avere gli scarponi giusti è fondamentale e la mia scelta ricade solitamente su scarponi da montagna resistenti all'acqua, ad asciugatura rapida e leggeri (per quanto possibile) o su scarpe da trail running, a seconda degli ambienti. Ultimamente ho utilizzato e testato le Garmont Rambler 2.0 GTX nelle nostre spedizioni e sono davvero perfette.

Un cappello a tessa larga

Una cosa che si impara sulla pelle (letteralmente) esplorando gli ambienti estremi è che il meteo è di solito brutale e può essere il vostro peggior nemico. Pioggia gelata, sole cocente, riflessi accecanti, insetti che succhiano sangue. Un buon cappello a tesa larga può proteggervi a lungo dai cambiamenti del tempo e, abbinato a maniche lunghe (non solo nei climi freddi, ma soprattutto nel deserto o nelle foreste tropicali) e ad una fascia per il collo, farà miracoli contro scottature, pioggia e insetti. Abbinate a tutto questo degli occhiali da sole scuri polarizzati (da montagna) e sarete pronti ad andare praticamente ovunque. 

Un coltello tascabile multiuso

Ogni volta che vi trovate in un'area remota e lontana dalla civiltà, vi troverete ad affrontare situazioni in cui avrete il desiderio di avere un coltello affilato come un rasoio. O un paio di pinze. O un cacciavite. Un buon coltello multiuso è in grado di aiutarvi in ognuna di queste situazioni. A dire il vero, quando sono sul campo porto con me due coltelli distinti: un multiuso e un coltello più piccolo a lama singola. Una delle due lame viene utilizzata per le attività di tutti i giorni, dal pane alle corde, al taglio di tubi di silicone per la raccolta di campioni. L'altra lama è affilata come un rasoio e non sarà mai usata nel quotidiano, ma riservata a momenti di emergenza, di vera emergenza, in cui farà il suo lavoro in un batter d'occhio. 

Un orologio GPS o altri mezzi di navigazione

Trovare l'obiettivo e, cosa ancora più importante, tornare a casa, dovrebbe essere sempre la priorità quando si è sul campo. Sono innumerevoli le situazioni in cui GPS e bussola sono stati fondamentali per raggiungere i siti da campionare o per tornare a casa sani e salvi. Purtroppo, nell'odierna navigazione dominata dai cellulari, molte persone sottovalutano l'importanza di saper leggere una mappa e usare GPS e bussola. Conosco i trucchi del mestiere dopo anni di vela agonistica e di navigazione su lunghe distanze e posso assicurare che un buon GPS e una bussola (e la conoscenza di come usarli) fanno la differenza tra il successo e il disastro quando si è all'aperto. E questo non vale solo in zone remote, ma soprattutto nelle esplorazioni e nei trekking domestici dove spesso si sottovalutano i rischi. Se vuoi scoprire qualcosa in più sui GPS, ti lascio il link a questo articolo "GPS TREKKING: QUALE SCEGLIERE E COME USARLO"

 

Persona con GPS

RAFAK

RAFAK è l'acronimo di Remote Area First Aid Kit. Quando ci si reca in aree remote, una pianificazione accurata è il primo e più importante strumento di sicurezza che riduce significativamente il rischio di lesioni. Purtroppo, ciò che facciamo comporta un certo grado di rischio e avere un RAFAK è fondamentale per garantire che si possa affrontare l'imprevedibile. Il nostro RAFAK da laboratorio è stato appositamente progettato da me con l'aiuto di alcuni medici d'urgenza e di esperti della Croce Rossa. È leggero, circa 800 grammi, piccolo 20×18×12 cm, e contiene gli strumenti giusti per salvare una vita. Il RAFAK non è il tipico kit di pronto soccorso che contiene piccoli cerotti per tagli minori e nastro adesivo. Contiene attrezzature per affrontare emorragie massicce, pneumotorace, shock anafilattico, infezioni gravi e altre lesioni e malattie pericolose per la vita che potrebbero richiedere cure mediche immediate. Naturalmente, il kit è completamente inutile senza una formazione adeguata. Tutta la mia squadra si è formata attraverso una serie di corsi specifici, che includevano teoria e pratica su primo soccorso in aree remote, per essere in grado di gestire le emergenze legate al nostro lavoro.

Questa è la mia lista personale. Cosa non lasceresti mai a casa per andare sul campo ad esplorare l'ignoto?

 

 

 

 

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