Partire per vincere la paura
Sebastiano è un infermiere presso il servizio di igiene mentale di Cuneo, specializzato in riabilitazione sportiva. Allo stesso tempo, è anche un maestro di sci e accompagnatore cicloturistico. Una persona normale, con tante passioni – soprattutto per la montagna – che ha sentito l’esigenza di portare la sua realtà altrove. “Ho sempre avuto paura di tutto ciò che è nuovo” – ci dice Sebastiano – “e quindi ho deciso di partire con i mezzi che conoscevo meglio: i miei piedi, la mia bici e i miei sci”. E ora? “Con la paura ho un rapporto sano. È diventata una sincera compagna di viaggio”.
L’amore per la montagna è diventato un magnifico pretesto per viaggiare, alla ricerca di un’avventura che non fosse solo un gesto sportivo. Non si trattava di scalare una nuova cima o di battere qualche record (anche se di fatto è poi accaduto), ma piuttosto di incontrare e conoscere nuove realtà, di cercare di capire il mondo attraverso le persone incontrate in viaggio. Per questo Sebastiano si definisce “viaggiatore di montagna”: non alpinista, non atleta, ma viaggiatore. Qualcuno cioè che rispettosamente esplora mondi lontani, cercando soprattutto il contatto con le persone che vivono nel luogo attraversato.
E proprio il viaggio secondo Sebastiano è “qualcosa che ci accomuna tutti”. Non importano meta né difficoltà, l’importante è cercare la propria avventura, quella che fa accelerare il respiro e battere più forte il cuore, quella che dà significato a ogni partenza. “Nel 2008, alla serata del premio Bruce Chatwin a Genova, una signora mi ha detto che sono proprio “la persona della porta accanto”. Per me, è stato un complimento bellissimo, perché io sono proprio così”.
Ed è proprio questa la potenza del messaggio di Sebastiano, che è lo stesso racchiuso nel motto #StayWild di Garmont: non bisogna essere delle persone straordinarie per fare cose straordinarie, basta fare il primo passo e cercare l’avventura che ci aspetta oltre la soglia di casa.
Caravanserai 2019, lungo la Via della Seta
L’edizione 2019 di Caravanserai ha portato Sebastiano e il suo compagno di viaggio, Valter Pelino, a toccare il cuore dell’Asia, tra Pakistan, Cina, Tagikistan e Afghanistan. Un itinerario insolito e a tratti inedito, che ha ripercorso la via tracciata da Marco Polo sette secoli fa.
Una destinazione che ora all’occhio dell’osservatore occidentale appare difficile, divisa da confini politici e culturali, ma che un tempo era strettamente connessa, unita da carovane e viaggiatori che ne hanno fatto per secoli un luogo d’incontro e di scambio. Un luogo di confine ma caratterizzato da un forte senso di appartenenza a quella Via della Seta che ne definiva l’identità.
Ed è qui che, in un gioco di corrispondenze, troviamo lo spirito occitano che Sebastiano e Valter vogliono recuperare con i loro viaggi. Le Terre Alte della “Granda”, il cuneese ed il suo territorio, rappresentano infatti proprio questo: la connessione tra paesi diversi con le Alpi che fungono da cerniera e da elemento comune, e non da ostacolo e barriera separatrice tra paesi vicini. L’Occitania diventa quindi una grande metafora per l’attraversamento di confini inventati dall’uomo, ma che perdono di significato di fronte allo scorrere della storia o alla volontà di chi vuole oltrepassarli.
Sebastiano Audisio e Valter Perlino sono partiti a giugno con le loro bici, per un viaggio in completa autonomia che, pur con obiettivi ambiziosi, è esso stesso meta dei viaggiatori. Lo scopo, come sempre, era incontrare le persone, le popolazioni che abitano lungo i 1000 e più chilometri di un percorso tracciato per lo più in zone sconosciute. Come è andata questa avventura? Lo scopriremo presto, lasciando la parola a immagini e emozioni che racconteranno meglio di ogni parola quanto vissuto da Sebastiano e Valter.